Ieri è stata la festa della
donna.
Come ogni anno, ci sono state
mille contestazioni riguardo a questa giornata, perché c’è chi la ritiene una
festa inutile, chi ne ricorda il vero significato, chi sostiene che dovrebbe
essere festa tutto l’anno, ecc. ecc.
Quello che è evidente, è che
siamo lontani anni luce dalla parità e questo ce lo ricordano, quasi
quotidianamente, i fatti di cronaca.
Comunque io rispetto ogni
pensiero, perché in ognuno c’è la sua verità, e, per la giornata di ieri,
scrivo soltanto una frase del mio scrittore preferito, Alessandro Baricco, che
è uno che ami alla follia o odi profondamente, senza mezze misure.
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Chi soffre di mal di testa sa che
ci sono dei momenti in cui vorresti soltanto stare al buio, senza parlare e
senza sentire rumori intorno a te, perché c’è quel dolore pulsante che ti sta trapanando
il cervello, che non dà un attimo di tregua.
E’ in quei momenti che,
puntualmente, a tuo figlio balza in testa qualcosa, per cui tu dovresti dire
no.
Tipo andare a comprare il
centesimo pacchetto di figurine o mangiarsi la cinquantesima barretta di
cioccolata.
Ed è in quei momenti che, nonostante
gli daresti il pin del bancomat per farlo tacere, d’istinto dici no.
E sai che trasformare quel no in
un sì, ti si ritorcerà contro per il resto dei tuoi giorni.
Così, ogni volta che hai quel mal
di testa che lasciatemi sola, non voglio vedere-sentire-parlare con nessuno,
parte il martellamento.
Quello vero.
Quello che realmente riesce a
trapanarti il cervello.
Quello che il mal di testa, al
confronto, è niente.
Io ci provo e dentro di me lo
recito, il mio mantra “noncedononcedononcedononcedononcedo”.
Ma non sempre funziona.
Perché lui sceglie proprio quel
momento lì, quello in cui gli potresti promettere un negozio intero di
giocattoli, pur di non sentirlo più parlare.
Ancora oggi mi capita, ogni tanto, di infilarmi nel circuito
dei confronti.
E nel confronto, perdo sempre.
Perdo oggi, che sono adulta, come perdevo quando ero bambina
e poi adolescente.
E’ stata mia mamma a farmelo conoscere, quel circuito, a volte
diabolico.
E’ stata lei, che mi ha cresciuto facendo confronti.
E c’era sempre qualcuna più bella di me, più magra, più
ubbidiente, più spigliata, più, più, più…
C’era sempre di più, oltre me.
Non è semplice, quando cresci, riuscire a scrollare certi meccanismi che ti girano addosso per anni, come una seconda pelle, e inserirne di nuovi.
Ogni tanto ci casco ancora.
Guardo le altre mamme…e vedo me.
Nel confronto non sono una buona mamma.
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