La mattina, mentre vado al lavoro, ho l’appuntamento fisso
con l’oroscopo di Paolo Fox su radio Lattemiele alle 7.40.
Un po’ perché “non è vero, ma ci credo”, un po’ perché “non
si sa mai”, un po’ perché è diventata una tradizione da quando ho iniziato a
lavorare e ad andare in macchina con altre tre ragazze, assunte insieme con me.
Prima c’era quel buongiorno ancora mezzo addormentato, poi
il caffè, l’oroscopo di Fox e poi eravamo pronte per le chiacchiere e le risate
a non finire.
Anche adesso, che vado in macchina da sola, non posso
rinunciare a Paolo Fox.
Perché è come se mi riportasse a quel periodo spensierato,
in cui lo stipendio lo potevi sputtanare spendere in vestiti e cavolate inutili e non c’erano ancora
figli, mutuo, bollette ecc. ecc. e il tuo pensiero più grande era cosa
organizzare per il sabato sera e dove andare in vacanza e tutto aveva quella
leggerezza di cui, a volte, un po’ senti la mancanza.
Insomma, da qualche tempo Fox dice che per l’Ariete è un
periodo fantastico.
Dopo due anni di Saturno contro, finalmente si riparte con
amore strepitoso, grandi cambiamenti sul lavoro e una vera e propria rinascita.
Io non mi vorrei lamentare, perché lo so che non si fa, non
ci si lamenta, mai.
Soprattutto perché “potrebbe
andare peggio: potrebbe piovere” (cit).
Ma così, giusto per dire, mi sono svegliata lunedì mattina
con una tonsilla che sembrava un cocomero e di pomeriggio mi è ritornata la
febbre.
Così, giusto per dire.
Una bella ricaduta, dopo dieci giorni di reclusione in casa,
ci stava.
Sono andata dal medico e questa volta gli antibiotici non me
li toglie nessuno.
Mi ha prescritto anche delle vitamine e, dato che le ho prese
soltanto quando ero in gravidanza, ieri mattina mi sono bevuta quella compressa
effervescente dal gusto indefinito, pensando: “Adesso mi arriva una bella
sferzata di energia!”.
E l’ho aspettata per tutto il pomeriggio, quella energia,
sdraiata sul divano.
Ancora deve arrivare, ma aspetto fiduciosa.
Comunque devo ancora capire perché, ogni volta che vado dal
medico e sto male, trovo sempre qualcuno che vuole fare conversazione.
Sempre.
Se ci vado per qualche prescrizione e magari ho anche voglia
di chiacchierare, c’è lo studio pieno di gente e nessuno che ti calcola.
Se sto male, tipo lunedì con la febbre e un mal di gola che
non riuscivo nemmeno a aprire bocca, trovo sempre qualcuno che vuole attaccare
bottone.
Lunedì ho aperto la porta: sala d’aspetto vuota, c’era solo
un ragazzo, giovane, sui trent’anni. Ho pensato che potevo stare tranquilla,
non correvo rischi di conversazione.
Mi sono seduta vicino al termosifone e sono sprofondata con
il viso dentro la mia supersciarpa, tremando di freddo per la febbre che
saliva.
“Ti auguro di non prendere l’influenza di quest’anno.”
Come? Qualcuno ha parlato? Sento le voci?
Ho alzato la testa e ho guardato il ragazzo con aria
interrogativa.
“Ti stavo dicendo che ti auguro di non prendere l’influenza
di quest’anno, perché è terribile”.
Non ci potevo credere.
“Ti ringrazio, ma ho già dato, anzi questa è la seconda
volta che la prendo, perché a me le cose piace farle bene.”, ho risposto in
modo un po’ brusco.
“Io sono stato proprio male, ho avuto due giorni di febbre,
uno addirittura a 39.”.
Io ne ho avuti sei, di giorni con la febbre a 39, vedi un
po’ tu…
Ma non l’ho detto.
“Comunque si vede che hai la febbre, hai gli occhi lucidi”.
Ed è andata così, l’ho dovuto ascoltare mentre mi dava i
suoi consigli su questa influenza terribile che lui ha dovuto affrontare e mi
raccontava di quel vecchietto che era nello studio del medico ed era il nonno
di un suo amico, che il padre fa il poliziotto e la madre non mi ricordo e ne
aveva passate tante e… non lo so poi cosa ha continuato a dire, perché mi sono
limitata ad annuire, mentre lui andava avanti con il suo sproloquio.
Vatti a fidare dei ragazzi giovani, sui trent’anni.
Mio figlio lunedì era dai miei, felice dei due giorni di
vacanza regalati dalle elezioni.
Del risultato è meglio non parlarne, sono amareggiata,
soprattutto mi chiedo come sia possibile continuare a votare Berlusconi.
Ma se lo chiedono in tanti, a quanto pare.
Comunque, ho telefonato ai miei e ho detto a mio figlio che,
se voleva, poteva rimanere a dormire dai nonni, quella sera.
L’ho detto a malincuore, perché io non amo farlo dormire
fuori.
Perché io la sera voglio andare in camera sua, vederlo tutto
rannicchiato mentre dorme, dargli un bacio sulle sue guanciotte calde di sonno
e augurargli la buonanotte.
“Non capisco perché
devo rimanere qua a dormire se tu hai la febbre!” è stata la sua risposta e
io già sentivo dentro quella piccola punta di orgoglio, che si stava facendo
spazio in mezzo al resto.
“No, non voglio rimanere, voglio venire a casa.” ha deciso.
Io non ho mai avuto un bel rapporto con mia madre e lei, che
non è abituata a mettersi in discussione, ha sempre attribuito tutta la colpa a
me e alla mia predilizione verso altre persone, tipo mia nonna.
Il suo anatema è sempre stato quello che, quando avrei avuto
dei figli, sarei stata ripagata con la stessa moneta. Con lo stesso pessimo rapporto
che io ho avuto con lei. E anche in questo caso, sarebbe stata colpa mia.
E allora, io lo so benissimo che in tutto questo mio figlio
non c’entra niente, ma quando l’altra sera mi ha detto che voleva venire a
casa, con mia madre alle sue spalle che gli prometteva mari e monti se fosse
rimasto…beh… io ho goduto.
Ho proprio goduto.
Che il cielo mi perdoni, ma è stata una grande
soddisfazione.
2 commenti:
Ahahaha ho letto con piacere tutto il post e adoro l'ironia con cui scrivi! :)
Capita sempre anche a me, sai?!! Quando vorrei starmene muta ad aspettare (che sia in treno, dal medico, in autobus ecc), ecco che arriva il chiacchierone di turno!!!
http://pensierinviaggioo.blogspot.it
Sembra una congiura! Forse quando non abbiamo voglia di parlare ce l'abbiamo scritto in faccia...
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